Albino cavallo d´Italia

Nato nel 1932, nel territorio della maremma, reduce della campagna di Russia. 

Fu affidato ancora puledro al Reggimento Savoia Cavalleria, presumibilmente nel 1936. Arruolato nonostante avesse problemi di vista a un occhio, seguì il Reggimento nella campagna di Russia del 1941-1943, culminata nella straordinaria carica di Isbuschenskij. 

Nell'estate del 1942 il reggimento era dislocato a difesa in una piccola sommità in mezzo a una vasta pianura, piena di girasoli verso il Don. All'alba del 24 agosto, con il nemico che era vicinissimo e in procinto di accerchiarli, il comandante del "Savoia", Gen. Alessandro Bettoni Cazzago ordinò al comandante del 2° squadrone (quello di Albino) di attaccare il nemico. Così Albino, si trovò in mezzo alle grida incitanti dei soldati e agli squilli di tromba "della carica". Era montato dal sergente maggiore Giuseppe Fantini che morì in combattimento. Al termine della battaglia, si riconobbe il corpo del sergente maggiore Fantini, ma di Albino nemmeno l'ombra. Solo dopo due giorni, Albino fu avvistato, mentre zoppicando, tornava al suo reggimento. Stava rientrando dai suoi compagni con una profonda ferita in una zampa dalla quale usciva ancora sangue e inoltre era privo di uno dei suoi mitissimi occhi, il sinistro, ma riuscì a rientrare in Italia con il Reggimento. Successivamente, nel 1943, di Albino si perde ogni traccia

Un giorno del 1946, il reggimento per una cerimonia, si trova a Somma Lombardo con la propria fanfara. In quel piccolo paese, per lo più di contadini, durante la sfilata degli squadroni, si sentono i nitriti di un cavallo, forse imbizzarrito, legato a un carretto pieno di verdura, che si dimenava tra la folla correndo all'impazzata verso la sfilata dei reparti. Il capitano Francesco Saverio De Leone, Comandante in territorio russo del 2° squadrone, inquadrato nello schieramento, intuisce che, quel cavallo, aveva qualche cosa di familiare. Fa fermare la marcia del reggimento e lo raggiunge; nel frattempo, il cavallo, si era calmato, arrivando vicino ai soldati e che alle note della fanfara aveva riconosciuto il suo reggimento. Con un'emozione incredibile, De Leone gli solleva lo zoccolo destro e con grande gioia riconosce il marchio del reggimento. Albino viene quindi subito acquistato e donato al Reggimento trasferito dalla sede storica di Milano a Merano. In caserma visse circondato da mille attenzioni e in un box personale, tappezzato di fotografie e letterine che i bambini gli scrivevano da varie parti d’Italia, con sopra il suo nome e una fotografia del sergente maggiore Fantini. Gli faceva compagnia Mariolino, un asinello allegro e operoso. In occasione dell’anniversario della carica di Isbuschenskij e festa del Reggimento (24 agosto), Albino, al suono della carica, partì al galoppo piantando in asso lo sprovveduto palafreniere. Morì il 21 ottobre 1960 di vecchiaia. Appena tre giorni dopo muore d’infarto anche Mariolino, l’asinello sardo con il quale Albino aveva trascorso gli ultimi anni di vita.

Il suo corpo imbalsamato è custodito in un posto d'onore nell'androne principale del Museo del Reggimento "Savoia Cavalleria" a Grosseto